RASSEGNA STAMPA

LA REPUBBLICA - Giuliani non vuole crederci "La notte della democrazia"

Genova, 15 novembre 2008

Il padre di Carlo parla agli studenti in corteo a Roma
Giuliani non vuole crederci "La notte della democrazia"
Qui si continuano a punire i singoli comportamenti, non si vuole mai arrivare al livello politico
Ero a Bologna, ho parlato di impunità ma un ragazzo mi ha corretto: "Questa si chiama impunibilità"

ALBERTO PUPPO

«Quando è arrivata la notizia della sentenza era a Bologna, a un incontro sui fatti del G8. Sono rimasto esterrefatto e ho parlato, ancora una volta, di impunità. Un ragazzo mi ha interrotto: "No, questa si chiama impunibilità. Ha ragione lui». Giuliano Giuliani, da Bologna, è rientrato ieri mattina. Mezza giornata di riposo, non prima di essere intervenuto, telefonicamente, durante il corteo degli studenti, a Roma, per dire che "gli imputati sono stati assolti con una formula incredibile e vergognosa" Il nuovo appuntamento è per oggi, alle 11, al Museo di Sant´Agostino, con Vittorio Agnoletto e Giuliano Pisapia, proprio per discutere del verdetto sul blitz della Diaz.
«Avevo molte speranze. Anche perché ero uno di quelli che non aveva condiviso le critiche alla sentenza sulle torture di Bolzaneto. Certo, capivo chi sentiva deluso, ma era la prima volta che veniva condannato un gruppo di quadri della polizia per reati legati all´ordine pubblico. Mi sembrava un passo importante: le responsabilità erano state riconosciute e la realtà, soprattutto nelle requisitoria dei pubblici ministeri, ricostruita con precisione. Ora quella speranza è venuta meno. Sono esterrefatto».
Eppure, obietta chi si stupisce dello stupore, la storia di questi sette anni seguiti alla tragedia del G8, è contraddistinta di sorprese. «Sì, ma la sentenza Diaz rappresenta un´ulteriore perdita di credibilità per le istituzioni. Che cosa significa che, per i massimi dirigenti della polizia, il fatto non sussiste? Come si fa solo a pensarlo? Quelli erano lì davanti, ci sono anche le foto, mentre venivano portate le molotov dentro la scuola. Che cosa ci stavano a fare?». Il ragionamento di Giuliani è semplice: se non hanno colpe, chi dirigevano? «Delle due l´una: o sono coinvolti e hanno avuto, come penso, un ruolo decisivo nel blitz e nella costruzione della montatura e dei falsi successivi, oppure sono altrettanto colpevoli perchè avevano perso completamente il controllo di un gruppo di irresponsabili».
Certo, la sensazione di ripetere per l´ennesima volta un canovaccio ormai immutabile è forte. «Sono sette anni che chiedo giustizia. E insisto ancora. Perché qui si continuano a perseguire, in alcuni casi, soltanto i singoli comportamenti e non si arriva mai al livello politico. E quando parlo di livello politico penso, in primis, all´allora vicepresidente del consiglio e oggi presidente della Camera, Gianfranco Fini che era presente al comando dei carabinieri. O all´ex capo della polizia, Gianni De Gennaro. E di lì a scendere, fino a quell´uomo in divisa che avrebbe sparato a Carlo, cosa che peraltro, continuo a non credere, ogni giorno di più. Ha ragione quel ragazzo di Bologna: questa gente non può essere punita».
È evidente che per Giuliani la questione vada ben oltre il caso Diaz. «Il messaggio che arriva da questa sentenza è proprio quello dell´impunibilità. E questo è un dramma per la democrazia. Eduardo De Filippo diceva: a da passà a nuttata, ma questa notte sembra non finire mai. Anzi, le ombre sono sempre più scure».